diddo - veglia lyrics
il nostro rapporto, unico, sincero
il bene che ci volevamo, quanto era vero
purtroppo non ho potuto dirti alcune cose
da quando tempo fa, tu sei volato in cielo
e non voglio nemmeno immaginare quanto male
ti abbia fatto non vedermi accanto a te al tuo capezzale
c’erano tutti, la mamma, papà, lo zio
la nonna, i miei cugini, mancavo solo io
e ripenso a quanto ti sono stato vicino
quando ero solo un dolce e piccolo bambino
un bambino che tu adoravi in ogni modo
un bambino cui tu portavi sempre qualche dono
ed ero piccolo, quando ero con te a cornigliano
stavamo insieme al parco finché fuori c’era chiaro
quante p-sseggiate mano nella mano
guardare in alto, e sentirmi accarezzare piano
ti ricordi, che non mangiavo mai niente?
per convincermi dovevi trovare ogni singolo espediente
quindi ti eri arreso, non avevi altri mezzi
ogni volta che pranzavo prendevi i tuoi attrezzi
così distratto io mangiavo ed era così bello
vederti spiegare cos’è un cacciavite o un martello
e mentre poi la nonna posava il mattarello
io dicevo “aspetta nonno, spiegami che cos’è quello!”
e la giornata così p-ssava serena
e guardavamo la tv sul divano insieme la sera
ti piacevano bud spencer e terrence hill
e ora mi commuovo e piango se vedo un loro film
poi qualcosa è successo, qualcosa è cambiato
il tuo animo ha iniziato a spegnersi lento e piano
ma no, ste cose non accadono a chi amiano
bella questa bugia che sempre ci raccontiamo
e quindi visite, controlli, infine referti medici
quando accadeva di anni io non ne ne avevo tredici
non capivo che cosa stesse succedendo
ma vedevo tutti correre qua e la come il vento
perché non c’è il sole? perché questo maltempo?
perché adesso piove fino a che non mi addormento?
perché da quando non ci siamo più andati hanno coperto il nostro parco con del triste cemento?
e perché quel cancro in te stava crescendo?
nonostante le cure e quanto ti fossimo appresso?
tu non guarivi, ma mi guardavi sorridendo
con voce calma mi dicevi che stavi solo tossendo
che non era nulla, una cosa da niente
io ci credevo, ingenuo, mi dicevo nella mente
“ha solo una brutta febbre, è un raffreddore
a causargli debolezza e quel brutto pallore”
ma piano piano lo vedevo andava sempre peggio
la fatica nell’alzarsi dal divano o dal letto
ricordo sul comodino vicino al cuscino
la marea di pillole che prendevi ogni mattino
ed è il solito ironico scherzo del destino
per cui chi merita ed è buono se ne va per primo
ed è questo il momento per essere sincero
e dirti tutto ciò che non mi fa star sereno
quando la tua ora era vicina, tutti erano in quella stanza
avevi bisogno di supporto nella tua scomparsa
ma qualcosa non andava, e non c’era voluto molto prima che not-ssi la mia mancanza
mi hanno raccontato che hai chiesto dove mi trovavo
i miei hanno risposto che non mi avevano portato
e tu sconsolato, non hai più parlato
fino al momento in cui, da solo, te ne sei andato
e ho convissuto finora con questo senso di colpa
per averti abbandonato mentre aprivi quella porta
che ti avrebbe condotto in un posto migliore
credimi, avrei voluto esserci, te lo dico col cuore
e cosa posso fare adesso se non chiederti perdono
non sono più piccolo, ora sono un uomo
e mi manchi, ora ho un vuoto che non posso colmare
e non mi perdono per ciò che ti ho fatto provare
la nonna per anni si è vest-ta di nero
io invece nemmeno voglio venire al tuo cimitero
e sarò scemo, ma non mi interessa la tua tomba
quando quello che vorrei è abbracciarti un’altra volta
a che serve venire a guardare un pezzo di marmo
quando tutto ciò che vorrei è il tuo sguardo caldo?
non mi serve una lapide per sentirti vicino
è proprio quando ti penso e ti parlo che ti sento vivo
quindi eccomi, ho sbagliato, adesso l’ho raccontato
mi sono aperto e mi son tolto un peso che mi ha lacerato
ora mi sento meglio dopo essermi scusato
mi sento più leggero dopo averti parlato
e questa canzone non è una sorta di addio
prendila piuttosto come una specie di rinvio
a quando ti ripeterò queste parole da grande
quando saremo di nuovo insieme dall’altra parte
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