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ghemon - aa meeting lyrics

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[testo di “aa meeting”]

[parlato]
e chi me lo doveva dire o chi ce lo doveva dire in quel momento che poi da quegli inizi così sgangherati invece poi avrei magari girato l’italia, girato il mondo facendo quello che mi piaceva salendo su dei palchi in cui, quand’ero ragazzino, il rap proprio non saliva, ma non per questioni di ambizione: il rap, quando io ero un ragazzino, a sanremo non ci andava, non era normalità. e poi invece è capitato anche a me. e quando tu sei stato nei locali con le casse scassate, dove non ti senti, dove al massimo ti offrono una birra e un calcinculo, quando arrivi a sanremo, cioè, non ci puoi credеre. è tutto bellissimo perché gli occhi, lе attenzioni, sono tutte quante su di te, sei al massimo delle possibilità lavorative perché vieni messo nelle condizioni di far tutto bene. e, cazzo, lo vorresti fare sempre, vorresti prendere la residenza a sanremo, ci vorresti andare tutti quanti gli anni, ma non si può, tutti gli anni non si può andare in gara. e perciò, vi devo dire la verità, quando noi cantanti non veniamo scelti, non siamo in gara, non partecipiamo, soffriamo da morire, io devo stare lontano da sanremo quella settimana. voi non lo sapete, ma noi che non partecipiamo, quando c’è il festival ci incontriamo tutti quanti in un sottoscala, abbiamo un gruppo di auto+aiuto come gli alcolisti anonimi e siamo io, bugo, valerio scanu, i jalisse e e poi c’è morgan che (?) i problemi fa orario continuato. ho fatto sanremo la mia prima volta nel 2019 e con una+, facciamo un quiz vediamo quanti lo sanno, con una canzone che si chiama? rose viola, rose viola, lo sanno tutti, incredibile. e rosa viola, lo possiamo dire? è arrivata dodicesima, metà classifica, diciamo, oserei defi+ definirla “il frosinone”. è è una canzone che entrata nel cuore di un sacco di persone, è stato il mio lasciapassare per andare a sanremo due anni dopo perché ero entrato in case in cui non ero mai entrato. sono riandato a sanremo nel 2021, ma nel 2021 il mondo era cambiato: eravamo nel pieno della pandemia, eravamo, anzi, al secondo anno, all’ennesimo lockdown ve lo ricorderete, no? voi eravate in smart+working o o potevate solamente andare al lavoro, comunque chiusi in casa. e noi che eravamo al festival eravamo anche noi chiusi in albergo nelle nostre stanze senza poter far nulla a parte, eh, cercare di prendere il covid da irama, ma dovevamo stare chiusi nelle nostre + arcimboldi giuseppe segna: battute contro i colleghi vanno fortissime + e quando andavamo a teatro, come stasera, ci esibivamo e il teatro era vuoto. quindi immaginatevi: situazione di pandemia globale, lockdown, chiusi dentro senza poter far niente, angoscia generalizzata, andavamo a teatro, non c’era il pubblico, e io arrivo là e mi presento con una canzone dal titolo “momento perfetto”. hanno pensato che li pigliassi per il culo, pensavano che fossi ironico mentre invece io ero dannatamente serio. “momento perfetto” era una canzone che raccontava come sono io e io sono come tantissime persone in giro per il mondo, non sono diverso. una canzone che dice che tanti di noi, nonostante fanno tutto per bene, ogni tanto si ritrovano uno sgambetto della vita, qualcuno che gli ruba il posto, qualcuno che gli taglia la strada, ma nonostante questo, sanno nella profondità che arriverà per loro il momento perfetto quindi non sono destinati ad arrivare sempre secondi ma a prendersi il loro momento di gloria. questo diceva la canzone, e nonostante + diciamo, ma era un a+, un auto+incitamento se proprio devo dir la verità + e nonostante io sia una persona estremamente autocritica, per una volta nella mia vita con quella canzone tra le mani, quando la facevo ascoltare in anteprima agli addetti ai lavori e vedevo le loro reazioni stupite, per una volta ho iniziato a crederci, ho iniziato a sentire nel profondo del mio stomaco che con quella canzone il festival lo avrei vinto. e questo silenzio… diciamo che, ehm, ho capito solo dopo che quella sensazione nello stomaco era gastrite: dall’ariston al gaviscon. per chi se+ non non non se lo ricordasse com’è andata, dopo le prime due serate ultimo in classifica sono stato retrocesso a sanremo giovani. ci sono rimasto male, ci sono rimasto malissimo perché comunque il lavoro, le speranze, tante cose, ma soprattutto per un motivo, non per il posizionamento in classifica, per un motivo molto chiaro: perché per una volta nella mia vita, per la prima volta nella mia vita da adulto avevo sentito una cosa ed era successo esattamente il contrario e quindi, da quel momento in poi, non mi potevo fidare manco più delle mie sensazioni. avevo preso proprio una cantonata



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