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john faser – apoptosi lyrics

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[testo di “apoptosi”]

[strofa]
la luce del tramonto non ha più lo stesso volto questa volta mi deforma sgorga il nero di ‘sto corpo
porta in cielo l’ombra sotto forma di un destriero sotto rogna
nessun dorma si biforca il mio sentiero
il mio ruscello è sotto assedio
siedo con la morte al gelo ha labbra smorte
nella notte delle bambole di vetro
le orde intere e schiene rotte
dalla torre del maniero
sgranocchieranno il cielo e questa notte per davvero
io lo giuro non vivo più il prеsente
ad ogni passo mi sto avvicinando asintoticamentе al mio collasso
ed è un trapasso permanente
dentro spirali di ghiaccio
un vuoto quantico imminente
guardami morire su colline di angiosperme
custodire il mio passaggio nelle alcove più impervie
le nuvole rafferme disorientano il paesaggio
un grande raggio che risplende mi fa ostaggio delle stelle
non ho stimoli vitali compresi i limiti raggiunti
appresi urti e sibili sospesi in punti lagrangiani
le crepe nei giardini ora si fanno più maestose
accolgono i miei sacrifici dietro cespugli di rose
carni in decomposizione dilaniate dai lombrichi
marciranno in mezzo ai nidi nelle notti più viscose
porto spade affilate levigate dagli antichi
consacrate nel soave grande rogo dei principi
gli arti morti inceneriti dentro il vuoto dissacrale
mi voglio ammazzare ritornare a ste radici
i miei petali marciscono seccano coi cerambici
impietosiscono i miei demoni ormai sembrano rachitici
ho toccato i punti critici legati a spiriti malevoli
mutandone confini agevoli in dei baratri granitici
atipici drenaggi retaggi biblici dissimili a linguaggi
distacchi ciclici nei nitidi filtraggi
criptici ritratti piumaggi vividi
antri e cimici volanti sibili tonanti varchi asincroni d’incubi costanti
centomila anni in una camera anecoica
hanno modificato la materia subatomica
il suono di una fisarmonica asfissiante ha vomitato una mangrovia replicante il mio genoma desolante
sto correndo tra le frasche un heliconia nelle tasche e un cheratoma rigettante melma viola inebriante
neanche il sangue mi consola ora che cola dalle ande
risultante dell’aurora divora il mondo circostante
una nebulosa gravitante derivante da una supernova esplosa ignora la mia noia dilaniante ingoia parte della storia in una feritoia scoraggiante
gloria alla nuova carne muoia l’arte piova sangue esploda marte
crepitante cerimonia
pelli di asino contrastano venti eventi rinascono sembrano fermi passano inverni che poi si distaccano lungo i ruscelli inermi si sp+ccano



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