lord bean - schiuma lyrics
[ritornello]
copia e incolla!
ogni giorno con la carica a molla
chiuso in una bolla
scoppia e incontra
fra la plastica e la gomma
una faccia fra la folla
copia e incolla!
ogni giorno con la carica a molla
chiuso in una bolla
scoppia e incontra
fra la plastica e la gomma
una faccia fra la folla
[strofa 1]
metti che ti svegli con il timbro del locale sulla mano
dopo stringi un’altra mano che la sera rientra nel locale
devo areare quest’alveare
puoi dissotterrare l’ascia e farla roteare in bare
‘sta mano pò esse’ ferro o pò esse’ piuma
mani che si stringono e qualcuna si frantuma
la mia testa fa la schiuma
con la pula che mi luma ed io che sfido la fortuna
dai tempi delle puma
city che schiaccia e io che gli do su
dipingo tutto con parole blu
hai da cambiare costumi et usi
limitare gli abusi e via dai musi delusi
e in più venderti l’uzi tanto non lo usi
mani sulle sbarre fredde dei cancelli chiusi
paura del vuoto, del fuoco, del fango in cui nuoto, ma poco
mi frega finché sto con
soggetti con getti di inchiostro al posto delle dita
fai progetti che aspetti dietro a un’altra vita
in cima c’è la tua anima colpita
e sai che non sparisce tutto con una dormita
quale cultura può spingere dragostea
a zittire la nostra idea
partendo dalla trachea
chi ci ha imposto un percorso obbligato all’ikea
ci rifila dei panini che provocano diarrea (bleah!)
fra virgole e traveggole intravedo le
prossime trasformazioni delle mie molecole le
vibrazioni sono chiare e spontanee
metti l’orecchio sui binari e le senti arrivare, lo sai
non è quanto lo fai, ma è come lo fai
non conta quanto ne discuti
quant’è il sangue che ci sputi
meglio il fatto dei fatti miei, che di freebase
ma ora mieto vittime, su beat di mace
[ritornello]
copia e incolla!
ogni giorno con la carica a molla
chiuso in una bolla
scoppia e incontra
fra la plastica e la gomma
una faccia fra la folla
copia e incolla!
ogni giorno con la carica a molla
chiuso in una bolla
scoppia e incontra
fra la plastica e la gomma
una faccia fra la folla
[strofa 2]
signora miseria, io che ancora ce l’ho un dio
sediamoci e parliamone tranquilla ti offro io
zucchero e caffè, da me i pensieri cadono
mi succhio il dito e tiro su i granelli dal tavolo
io che mi ero illuso che qualcosa cambi-sse
vedo ancora troppe pance gonfie e troppe pance gr-sse
troppe uniformi che apparecchiano sulle carc-sse
troppe blasfemie ed aritmie del semi-sse
è una guerra che si perpetua
sembra non importi e non si conti più quante vite mieta
terra che si crepa, resta pietra ed una bieca scusa cieca
nei pensieri avvolti da una kefiah
ma la natura t’avverte e spietata sommerge dall’ira
e a volte penso che abbia poca mira
notti sudate nel letto ci si rigira
resto a terra solo per ‘sta forza che ci attira
nell’oro nero, divi dei due mondi
occhio che non bruci, come parigi nei b-ssifondi
fiero di esser bianco, fiero di essere nero
fiero di avere il siero che ancora mi tiene vero
mi fa venire voglia di svernare
e vedermi in testa i piedi di soggetti da internare
chi volete incantare? chi volete incatenare?
non sapete cucinare e mi volete governare
non capisco “the ring”, rincoglioniti dai film
a cosa serve l’orrore se c’è un tg a tutte le ore
sangue chiama sangue ora che anche
il terzo occhio piange
viaggeremo a lungo insieme verso altre lande
ascolteremo mingus durante serate sante
bagnandoci nel gange, memorie
di suffi soffocati e nulla ai mobili
“nel silenzio, delle sparatorie!”
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