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marnero - lettere dall'acheronte lyrics

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come cazzo è successo che ho sfidato il fiume?
io che neanche riesco manco a mettere in salvo me stesso
nell’alluvione di un bicchierino di rum
già due volte che attraverso a nuoto le due sponde di acheronte
sembra che sto fiume non sia mai lo stesso…
questa deriva a riva non arriva più

corna di cervi in fiamme
senti un ritornello arcano?
senti il baccano che fa un applauso fatto con una mano sola

ma le scelte son scommesse a poker, colpi di biliardo a caso
fra due sponde, il ponte su acheronte
la biglia alla roulette memoria non ha più
lanciare i dadi è una preghiera, ma vale la pena
che punti tutte le fiches su un numero che non esiste
nell’uragano o in un bicchierino di rum

corna di cervi in fiamme
porta l’essenziale, poi il possibile, poi l’impossibile sulla sponda di là
per poi diventare il fiume
senza ammazzare il tempo, perché è il tempo che alla fine
ci seppellirà se ne sarà valsa la pena

il ruvido artiglio che raschia il fondo del letto del fiume
il mio vero nome scritto sull’acqua, dai miei demoni non fuggirò più
due volte attraversai l’acheronte ma mai ho smarrito i miei inferi
c’è uno scalino molto buio in fondo alla discesa la porta più segreta
che io solo posso aprire o non aprire. la maniglia è nelle mie mani
la maniglia è nelle mie mani

[corna di cervi in fiamme. lampade ad odio sottovuoto, riti ed ordalie del fuoco di cartagine. porti senza acqua e barche. oscilla un pesce, non può uscire, si lascia a asciugare le sciagure, sa che nuotare allunga solo la pena.]

attraverso il fiume nell’ora moribonda, oltre la sponda, alla riva di un ombra, mi aspetta il fuoco

“adesso io conosco chiaramente una metà della verità, vale a dire una metà in più di quella che loro riconoscono. il vecchio adagio di santayana, secondo cui coloro che non imparano dalla storia sono condannati a riviverla, è una menzogna. la storia non esiste. tutto ciò che siamo è eternamente con noi. la domanda che dobbiamo porci quindi è: che cosa potrà salvarci dalla nostra folle propensione a propagare il male in cerchi sempre più ampi? kierkegaard aveva ragione: c’è un terribile precipizio davanti a noi, ma sbagliava riguardo al salto… c’è differenza fra saltare ed essere spinti. si arriva al punto in cui si è costretti a fare i conti con i propri bisogni e l’incapacità di gestire fino in fondo la situazione crea un’insopportabile ansia. in altri termini: non siamo malvagi per via del male che facciamo, ma facciamo del male perché siamo malvagi”

porti senza acqua e barche
controcorrente nuoto attraverso il fuoco, verso il centro vuoto
so che agitarsi allunga solo la pena
io ti battezzo, mio demone
io ti assecondo, per sempre



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