mauro marsu - introduzione recitata lyrics
il sole tramonta nuovamente sulla città, abbastanza grande da far sì che ci siano più amici sui social network che persone che si salutano per strada. sembrano ignorarsi anche quando vanno la domenica a messa, nelle cattedrali del consumo, volgarmente chiamate centri commerciali, a scambiare offerte di danaro in beni materiali
ma al sole non sembra importare di questo, quando nel tramontare disegna come sempre su quella tavolozza che chiamate cielo, un nuovo capolavoro di colori e sfumature, che si rinnova ogni giorno, per cercare invano di far capire agli uomini quanto sia stupido dividere le persone e le cose tra il bianco e il nero
la luna, per non essere da meno, inizia i suoi giochi di luce, sfidando quelle della centrale elettrica in un nuovo gioco di ombre cinesi con la natura
questa sera è piena, e non ha il vezzo di mostrarsi in uno dei suoi profili o semplicemente a metà. è cosi che angelo, può ammirare ombre di alberi e foglie carezzare il tetto di casa sua, un bel cartone di un televisore 40 pollici, full hd, con 3d incluso. quando li b-ttano non ritenendo che fungano da garanzia, sono cartoni particolarmente buoni da usare come tetto o come letto per p-ssarci la notte dentro. il televisore di angelo è invece un vecchio catorcio, per nulla sottile, con il vetro rotto, che usa come comodino, in quanto lui ha il cielo al posto di sky, e tutto ciò che gli accade intorno come un palinsesto che ai suoi occhi, grazie a una fervida immagin-z-one, si rinnova quotidianamente, pur nella sua ripet-tività. immagin-z-one, fantasia e inventiva, grazie alle quali riesce a rendere quello che per noi è immondizia in utensili e oggetti a lui utilissimi, per continuare a sopravvivere
a volte dalla spazzatura, riesce anche a crearsi dei giochi, per p-ssare il tempo. come un arco ottenuto da un ombrello rotto, di cui ha usato i ferri per crearsi la struttura e le frecce e un vecchio elastico di una mutanda, dalla quale ha ottenuto una corda per scoccarle contro chissà cosa e chissà chi
a volte accompagna la sua immagin-z-one con la sua vecchia chitarra, che sarà sporca e demodé, ma è sempre accordata, per immaginarsi le storie che gli p-ssano affianco o suonare vecchi cl-ssici a lui cari
angelo, anni fa era un grande chitarrista, e girava l’italia suonando in tanti locali, raccogliendo in verità, più applausi che soldi. questi ultimi andavano al suo manager, che per ironia della sorta portava volpe come cognome, e che ora, pur non sapendo né interessandosi a che fine abbia fatto il suo -ssist-to, lo ringrazia dalla sua villa al mare, accarezzando il suo vecchio gatto
ogni tanto, qualcuno sembra accorgersi del suo talento, e grazie a qualche spicciolo rimediato durante la giornata riesce a comprarsi da mangiare. stasera panino e mortadella, di quella in offerta, e un po’ di alcool di pessima qualità come accompagnamento
mentre un altro sorso comincia a fargli girare la testa più della miseria che lo circonda, ecco che arriva lei, dea, un’altra storia da raccontare e che racconteremo dopo, che sta andando a lavoro. quando p-ssa, non manca mai di dargli il suo piccolo contributo di danaro, oltre che un sorriso, e lanciargli un bacio, seppur di rado usano fermarsi a parlare per più di due minuti, essendo lei, quasi sempre di fretta
sono le storia di angelo, di dea e di altre quattordici persone, quelle che voglio raccontarvi, e di quello che gli accade stanotte, prima dell’alba…
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