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no label - atlas studio posse lyrics

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[kaesar]
chiare fresche e dolci acque tra il verde e pesci sguazzanti
fiori dai colori cangianti ma pur sempre sgargianti
fissano soli mentre fissano ruoli da garanti
di odori inebrianti lasciati dai calicanti
e tu ti cali il chianti con i tuoi cari davanti
canti e balli il lully gully godendoti tali istanti
note sembrano essere talismani
ma a volte batt-ti di ali generano tsunami e uragani
il cielo si incupisce e la brezza si fa bora
si preavvisa la bufera e l’atmosfera si fa artica
fulmini scoperchiano lo scrigno di pandora
mentre il manto erboso viene corroso da pioggia acida
il corso d’acqua evapora, cade la maschera
nella sua m-ssima espressione di un illusione fantastica
terra bruciata come in un’invasione barbarica
visione tragica da cui è scomparso anche ra

[critical zarr]
no non mi dire che la vita è controsenso
voi andate per le vostre strade sempre nello stesso verso
io provo a fare il diverso e se non riesco resto a tempo
che quello sul beat non l’ho ancora perso
faccio la p-ssata con il brodo se è troppo denso
non come chi si lamenta solo dei grumi dentro
che p-ssa la vita a guardarsi davanti a uno specchio
e vorrebbe riconoscersi in ciò che non è adesso
ma fa lo stesso tu cerca tuoi traguardi
tanto a nessuno importa se arrivi tardi
zero rimpianti quanti i miei contanti
se prendi schiaffi ricambia più forte degli altri
mi rollo sta siga mattina già presto cerco il sole se è freddo
non guardo più indietro è p-ssato del tempo però ricordo lo stesso
sui quattro quarti non ci stai mica
arrivi tardi fra mi sembri un sita
zero invidia per la tua visa
strisci dritto su righe di vita

[inside emerica]
magari ora siamo diversi
e vedersi
avrebbe gli effetti inversi
a quelli che pensi
a quelli che aspetti
a quelli che aspetto io
ma nell’attesa divento fragile
invento parole e accordi
che dopo uno ne vuoi subito un altro come le fragole i morsi
pensavo sarebbe stato più facile
cambiare capitolo e voltare un paio di pagine
ma mi hai lasciato solo
davanti a un precipizio e per me
tu ci prendi il vizio
vecchia fine nuovo inizio
dammi un indizio, magari te ne dò uno anch’io
(sì sì sì) che ce l’ho io il tuo accendino
prima che te ne penti andiamo di sopra
(no non mi) dovevo fare così vicino
ma dei tuoi sentimenti non conoscevo la forma

[iasco]
ti parlo di cose serie ma tu mi parli di tutt’altro
l’opposto è il contrario
sembra la7: diego fusaro
alzo la mano
tanto c’hai ragione te
io non volevo neanche farti ridere
ma è evidente che non sappia fingere
mi sento come dentro
un film di de rienzo
rido e prendo tempo
mentre perdo il senso
delle cose che dico
siamo troppo avanti
ho bisogno di uno psicologo
e di un cavatappi
poi sono apposto a vita
ne scrivo 16 in sciolta margarita
tu ne scrivi 8 e a fatica
e l’ultima? non l’ho scritta mica

[pesa]
notte con la penna in mano cerco un senso, sì ma invano
per cui il mondo in cui viviamo per me è quello di un estraneo
forse è facile darmi dello psicopatico
ma che ne sai delle mie crisi di panico
dello sforzo t-tanico, dell’abisso oceanico
in cui mi sento solo solo col mio trauma cranico
credo che questo sia soltanto l’inizio
perchè parte da virtù ma si evolve in un vizio
non mi resta più niente, aspetto il giorno del giudizio
per guardar la morte in faccia e ringraziarla del servizio
vedo nero ancora spero di poterne uscire intero
io ora prego per un credo a cui non credo e mi rinnego
sai che non so stare fermo, per me la penna è uno schermo
ma chi sogna e va all’inferno sappi che vivrà in eterno
e per questo scrivo ancora fino a che ho il sangue alla gola
finchè il buio non mi ingoia perchè è questa la mia droga

[yanez]
yanez
dico “yanez” così parto al 4:20
sedici versi in quarantadue secondi stanno stretti
provo lo stesso ad esprimere i miei tormenti
anche se magari non li senti
sono un diciottenne padovano parlo male
fumo tipo talebano ti ricordi del nome perchè fa strano
già senti le trombe sono sempre presente
no label mi chiama per la posse non è
molto conveniente (perchè salto le righe?!?!)
sono andato ad amsterdam ho provato amarezza quando sono tornato
sono uscito ad albi e c’era solo cioccolato
ehi ehi
sono all’atlas non a guadalaja-jara
mi sbatto per i soldi come fossi una puttana
sono fresco anche senza tic tac
faccio la storia così l’unesco mi protegge-rà

[stran/ger]
è una storia infinita
la promessa della gioia ma incrociando le dita
ti regalerò una rosa ma con posa sgualcita
pulisco l’aria con mozart è un requiem per la
vita e che vita ma
oggi la luna è colorita, si ma insanguinata
mi dice che è finita ma con una serenata
un aquila avvizzita p-ssa una buona giornata
piangendo pesticida sotto l ombra di una grata
cielo vaniglia sull ennesima pista
vivere in un sogno lucido temendo la vista
bollicine in un cartone travest-to da cristal
tra le curve d ottone dell ultimo trombettista
ma mi ricordo, quando i sogni restavano tali mani impastavano pani, cani pestavano cani
ricordi in attesa che aspettavano vani
tra giorni di lacrime ma su volti reali
apri gli occhi



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