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semicronici - storia di un ritmo a due lyrics

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[axiom]
compongo, potrei finirla qui ma a scanso di equivoci
ti racconto di voci e di vuoti reciproci
passo il mio compasso sopra questo contrappasso
e ammasso stati d’animo ormai venduti al ribasso
sostanzialmente una lavagna di fervore
adattamento di una mente attenta senza un doppiatore
ma il torpore è una spirale da impilare sopra il capo
come un cappello neurale, fa male solo all’indossatore
inibitore che mi lancia nello spazio personale
sono vuoto temporale da non perdonare
come se volessi sentire ma non parlare
ma soltanto di me stesso, pensando di volare

[h+ll’o’him]
parlo dei miei scorsi anni con fare loquace
non sono capace di non causar danni e rompere ogni pace
ma in fondo ti piace quando ti sussurro i miei malanni
dolce antrace dentro al tuo torace smaschera gli inganni
dunque, partiamo dall’inizio del mio vizio
quando il diavolo mi prese l’anima e pure il giudizio
ogni piccolo indizio che lasciava in armistizio
io credevo mi portasse più vicino alla fine del mio supplizio
illuso… poi ho conosciuto lei
la fonte della luce che illumina i giorni miei
tra baci ed alternanze di coppie di un sol momento
questa storia è come questo sogno giunse a compimento
[axiom]
ogni croce che porto sul petto, taglia di netto
perché cade sulla mappa concettuale tra me e un versetto
mentre si trasforma attraverso la gola in un corsetto
corso ad indossarsi ed adornarsi su chi esiste lento
mentre mi chiedo di un momento e perché lo rammento
raggi di sole che m’incoraggiano, lascio un commento
sono un latitante nato sopra ad un tornante
tornato a nuotare su una pietra tombale tuonante

[h+ll’o’him]
brividi, non so se è il freddo fuori o il freddo al cuore
ma è talmente intenso che congela il nascere di un fiore
spesso a malincuore ho provato ad essere migliore
ma i petali del mio tempo non han preso alcun colore
che senso ha se muore la speranza, una cupa danza
non potrà dare alla mia vita ulteriore sostanza
non è abbastanza scrutare ma da lontano un altopiano
dove è seppellito il mio essere umano

[axiom]
nomade non mi accontento e neanche so dove viaggio
prendo coraggio e mi propongo a quel fiore come il sole di maggio
triste contengo quei misticismi che tra umani ed aneurismi
mi specificano dove andare per colpirmi
[h+ll’o’him]
antichi guerrieri qui si risvegliano in un nuovo schema
liturgia poco serena testimonia lotte col sistema
salvati dagl’inferi più cocenti i nostri giuramenti
impongono il cambiare le correnti

[axiom]
intanto tinte rosse piovono, mischio sangue e fuliggine
belligerante rantolo su qual è la mia origine
mi vestirò da indigeno superando frontiere
che da ieri mi dicono “tu diserterai il dovere”

[h+ll’o’him]
silente testimone di rovina della mia povera musa
ora rinchiusa da carogne e malnutrita
le mie dita scrivon versi che fan spina dolorosa
nella schiena in una cantilena di rabbia sopita

[axiom]
un evento strano accadde, presentandovi un intreccio
dal dileggio di scrittura lo trasformerà in un pregio

[h+ll’o’him]
e fu così che due destini s’intrecciarono piantando i semi
di stilemi cronici su sordidi aporemi
[axiom]
in modo euristico, saltando i piani della scena, demoliscono
le fondamenta da cui esalta ciò che dicono

[h+ll’o’him]
e se mefisto o un avverso destino li tradiscono lambiscono
universi, li tramutano in pulviscolo

[axiom]
conosco quante storie che riposano nei limiti
che non ci siamo posti dacché siamo posti in bilico
tra lirica e sapienza, tu che ripensi all’esistenza
mentre andiamo su dove di essenza vivi senza

[h+ll’o’him]
due coscienze che han causato una genesi naturale
di un sogno che gutturale ci convince a non lasciare andare
l’eco tuonante di mille obici che annunceranno ipnotici
l’inizio del verbo dei semicronici



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