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smilzo! - la mia fiorenza lyrics

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[prima strofa]
nel mezzo del cammin del mondo nostro
mi ritrovai in codesta calca
ove le genti guatano una meridiana al polso
e nella strada salpa come fosse barca al fronte esto traghettator di umana gente nella coltre, caronte?!
in un frangente vengo spinto da un torrente di persone
tra le membra di chi è in cerca di seduta locazione
non ho un vate, nè una luce che conduca alla ragione
vegghi mesti sanza vita ma qui giovano del sole
scen+do da lo metallico vеhiculo
diman+do qui innanzi la cattedrale
“fosti tu, retriva urbе, c’ospitasti il mio natale
ad esser stata trasm+tata o fui io quello a cambiare?”
in riga longobarda mento alzato verso il sommo
marcian con alla mano il conio genti di tutto il mondo
come esti pellegrini con l’altissimo cerco un’intesa
ma non avendo con me li fiorini non mi è permesso l’ingresso in chiesa
(s. maria novella)

[rit]
oh mia fiorenza mi accorgo
che non sei più la stessa
dentro al tuo corpo
dimmi cosa ci resta:

dannati, finti grati
nati vinti ed emigrati
ratti infetti da peccati
serpi, vermi, servi e ladri
e si, cambia tutto tranne il pensiero
cervello in panne selfie al battistero
mura si erodono, salto nel vuoto in un ricordo vivo da bimbo a straniero
[seconda strofa]
cosa scorgo?
mori e viaggiatori dalla via della seta
in codesta società poco onesta non si contempla crociate nè roghi
ma l’ira s’aggueffa sovra diffidenza ne li occhi di chi osserva una razza diversa
l’aiuola ci fa feroci
e nel proseguir del mio vagare
un immane ritratto si prostra
raffigurante politicante dalla ragione si scosta
dimostra tendenze a sinistra ma si tiene in lista nella pista opposta
ignavo governo tra vespe e mosconi fugge di corsa
un pargolo artiglia un arnese radioso
lo veggo silere ed il viso grazioso adimare la madre che pare mancare al bisogno smanioso del figlio di avere una madre d’amare
temuto è minosse avvolge la coda, essamina le colpe
lagrima chi si confessa e discende;
nel mondo terrestre pare differente
per cui:
una dama di plastiche formi attende il giudizio di un pollice alzato dato da ignoti idolatri davanti a carne umana che l’ama e la chiama e nei cerchi dell’ade in un vento eterno l’amore pervade
pietade che provo e qui scovo viltade nell’uomo
e sul suolo caddi come corpo morto cade

[rit]
oh mia fiorenza mi accorgo
che non sei più la stessa
dentro al tuo corpo
io non noto salvezza
lucifero era un angelo
fiorenza pensa un attimo
i miei occhi quivi piangono
in un tango di ricordi
mentre tu tramonti all’angolo
ti spogli come un albero
dei frutti più belli, dei sogni di ciò che sei stata ma che non rimembri, parlami ancora

[terza strofa ]
destandomi mi accinsi a ponte vecchio come adesso è nominato
mi spinsi calpestando scarti di rifiuti
nell’avello di incivili finti bruti e detenuti
divorati da accidia e da tedio, un assedio di vizi virtù divenuti
seduti due tali con mani furtive stracolme di piante seccate e nocive
scambiate per lerce monete in un gregge scansan la legge ed altre alternative dispersa ogni emozione in esta società
ma qual ragione li spinge a fuggire dalla realtà non lo comprendo
tra le vie che più non riconosco
tappezzate da merci d’ogni costo
al posto di botteghe ed artigiani riscontro
lochi con nomee tutte uguali ed il mio volto
è sconvolto
dive+nuta sera tra cortigiane e dame con vestimenti da tali
veggo il sole tramontare come ogni valore morale dell’uomo
che lo distingue dagli altri animali
ma che non etterna in terra moderna riserva di mali nei viali
lasciate ogni speranza voi che ci nascete



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