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stereoid – prometeo lyrics

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[instrumental intro]

“sono l’uccello di hermes e divoro ogni notte le mie ali per rendermi mansueto!”
ripeto oramai questa sentenza di continuo
sorvolando quel cielo rosso appiccato dalla sera

“qualcosa non va assolutamente in me…”
questa sentenza rimbomba come un’eco tra le cime del caucaso
prima di arrivare lì, dove giace urlante, il titano perennemente in agonia: prometeo
misera creatura, pеrché hai ardito tanto?
per quale motivo hai donato il fuoco agli uomini?
perché ingannarе il padre degli dei?
il fuoco è da sempre un privilegio degli dei!
maledetto sia tu – eppur ti compatisco! – prometeo, per aver sfidato l’ordine;
maledetto tu, zeus, per aver incatenato ogni creatura a questa miseria terrena

prometeo mi guarda lacrimante e fiero dal basso, imprecando gli dei di quell’ingiustizia ed io
incatenato quanto lui da ben altri vincoli, gli infliggo la violenza atroce sul suo corpo
che cosa sarà di quel martire in futuro?
ogni beccata secca sulla carne cruda e nuda è come annichilirgli lo spirito, strappargli via la libertà
oh, ma le stesse montagne si rifiutano di mormorare questa parola, “libertà!”
quanto vorrei, come gli umani, avere una lingua e poter leccare le ferite
perché sono diventato il boia delle montagne?
uno strumento, il martello del castigo divino, l’atto compiuto della volontà di zeus?
per garantire la giustizia, l’ordine su questo mondo; ma quale ordine?
vedo, coi miei piccoli occhi, che l’unico ordine garantito è quello olimpico:
sopra le montagne, i figli dei titani trincano e amoreggiano e se la ridono de’ mortali che si ammazzano ed elemosinano la vita e si purgano nella carne e nello spirito
perché allora sono diventato così? uno strumento del potere?
come i poveri mortali, anche i divini sì potenti avvertono il peso delle catene
noi creature mortali siamo fatti a loro immagine e somiglianza;
e come noi, sono figli dell’inganno:
mentono e si violentano e si tradiscono per invidia e per lussuria
zeus, anche tu sei uno schiavo!
non avverti il peso immane dello scettro che crono ha ceduto a malincuore?
come uno schiavo della corona, esegui tutto ciò che il potere ti ordina
ed io? molti esseri umani mi vedono dalle loro basse terre ed esclamano:
“guarda che animale favoloso! così in alto e così libero!”
quanto mi danno pena… anch’io sono asservito a una volontà che non è la mia!
al calar del sole, torno anch’io piangente nel mio nido;
e stavolta sono io a essere beccato:
lacero le mie ali, rompo le mie ossa, bramoso di quel piacevole dolore lancinante; di quei rivoli sanguigni sul mio petto
“non voglio più ferire quel titano. non voglio più vedere il suo viso grondante di lacrime”
ebbene, zeus minaccioso, come fece con prometeo, maledì il mio corpo – ed io maledico te, padre!
se fossi tu quello tra le catene su quella montagna rumorosa
solo allora sarei contento di bucare le viscere di un altro essere vivente
tu, zeus, maledici il mio corpo e si ripete così la tua magia:
allora ogni notte tra le ombre del mondo, le ferite infertemi guariscono
affinché io possa infliggere ancora e ancora altre violenze la mattina seguente;
a essere nuovamente quel mostro ben voluto dagli dei;
ma ciò non sarà domani: troppo a lungo, i miei occhi si sono abbandonati a quelli di prometeo;
troppo a lungo ho osservato il male degli uomini e dei loro padroni, gli dei!
mi getterò infine nello strapiombo e forse
i miei occhietti caleranno il sipario e non guarderanno più il rosso sulla cima innevata
ma un nero baratro che non avrà mai fine
oppure…

[instrumental]



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