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u.g.o. – la variante alapin lyrics

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non si erano mai visti professionisti schiacciati in trenta tratti
una cultura monumentale delle aperture e delle varianti
battezzato dagli addetti come il mozart degli scacchi
un ragazzino azero a dieci anni aveva già battuto i più grandi
conosce ogni posizione tra colonne e traverse
nella combin-z-one porta una progressione aritmetica
trae profitto persino dalle situazioni più avverse
visione strategica e solida tecnica della scuola sovietica
conosce ogni replica domina le sfide più dure
sa quando e dove arroccare, come inchiodare d’alfiere
sa quando e dove attaccare, come evitare impedonature
più che uno scacchista, il più grande artista del tavoliere
quella sua era pareva destinata a non esprimere pari
part-te riportate sui manuali, annoverate negli annali
lui regna sovrano, non ha più avversari tra gli umani
sono solo pezzi di legno su un pezzo di legno a quadri

allora la materia prese vita, la sfida si fece reale
un esercito di processori e una processione di professori
scontro epocale tra intelligenza artificiale e m-ssa cerebrale
la cruda forza bruta contro il nudo estro posizionale
l’erede del turco calcola milioni di mosse al secondo
conta ogni variante, contiene il sapere di mille manuali
pensando genera un sommesso ronzio di sottofondo
ha in memoria ogni apertura, tutti gli sviluppi dei finali
la mente meccanica portata agli estremi della fisica
carente in fantasia, scarsa in difesa, in attacco è timida
al n0bil gioco la probabilità di vittoria è infima
l’autoproclamata vittima dell’algoritmo minimax
è solo materia inerte in inutile amm-sso di cavi
era impensabile potesse vincere anche solo una part-ta
le stupide macchine però sanno bene che agli scacchi
anche l’umile pedone può diventare presto una regina

il tratto della macchina, e4, l’apertura più giocata
il nostro pr-nto risponde con una solida difesa siciliana
ne conosce ogni sequenza, ogni essenza, ogni trama
la confidenza e la visione chiara di chi ne ha giocate migliaia
il tempo sul quadrante scorre, istante dopo istante
il gioco dell’automa ad ogni mossa è sempre più arrogante
il russo ha lo sguardo distante, le gambe in movimento costante
si preme le tempie, il ronzio delle ventole diventa -ssordante
purtroppo gli costerà caro provare la giocata geniale
perderà tempo, controllo del centro e della grande diagonale
inutile cercare mosse che la macchina non possa trovare
la macchina non deve sapere o inventare basta un calcolo elementare
lo spavaldo araldo del retaggio terrestre si fece mogio
il baluardo degli orizzonti estremi della mente dell’uomo
colui che aveva già sconfitto decine di programmi di gioco
ora costretto alla resa, abbatte il re in segno di abbandono



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