uochi toki - onigiri lyrics
siamo chiusi in questo locale, 19.30 p-ssate. siamo quelli che ne hanno aspettate di band navigate finire checkare. il promoter ci tiene alle corde, con gli aneddoti sulle sue donne si giustifica a noi sconosciuti, 60 minuti riempiti per forza, non basta che siamo in un limbo di attesa dove una band più famosa risuona la stessa canzone a ripetizione senza intenzione lasciando tensione irrisolta come una coppia che non parla, come una band alla ribalta che ce l’ha fatta, promozione + ufficio stampa, etichetta, visualizzazioni, citazioni, opinioni e birre simboliche dalle sapidità iconiche nel camerino. timbrare il cartellino di uscita da lavoro alle 4 del mattino e poi furgone con gli strumenti che carico e scarico lo fai fare a rody, il più simpatico e statico, mentre tu sei un avanzo di palco, sei una sala da ballo quando accendon le luci e sono costretti a mettere pezzi che svuotano piste. ed io sono triste… no. io sono empatico, sono pervaso dal tuo stato d’animo solo leggendo il tuo nome sul cartellone. sento le note del tuo sintetizzatore che costa un milione suonato alla perfezione come c’è scritto nelle istruzione, come vedi nei tutorial. mi viene la sadness, ho bisogno di gioia, la mia gioia, quelle soddisfazioni che ho trovato solo con una concentrazione da spadaccino da shōnen manga, soddisfazione da meditazione trascendentale. in questo frac-sso da locale, in questo check di batteria che mi ricorda un’autopsia: prima la c-ssa, poi il rullo, poi tom, piatti ed ora tutto insieme. quando suonare diventa lavoro per gli altri ma tu mantieni quel fuoco acceso nonostante le cantilene degli altri ti asfaltino. come facciamo a suonare in questo contesto dove gran parte del tempo è ascoltare altri gruppi che checkano in un capannone asfittico ad ascoltare lamenti di promoter che pagano affitti ed hanno conflitti ed è un taboo parlare dei brani, dei suoni, dei nuclei, dei viaggi, mentre scattano conversazioni sullo show business e di attualità indecenti spruzzate di nicotina. noi usciamo a prendere una boccata d’aria, una pausa sommessa da chi non sembra aver fame. ho schivato le patatine, le noccioline aperitive e salto direttamente agli onigiri che ho nello zaino, portati da casa: riso, aceto, alga nori, umeboshi, alici marinate, sesamo, f-gioli rossi, té verde. si mangiano con le mani, un sapore vitale di qualcosa fatto in casa pensato per te, da te
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