wondær (ita) - condannato a morte lyrics
[verse 1]
ho vissuto troppo tempo chiuso in una cella
disegnando su ogni muro una finestra
su ogni muro un muto borgo in festa
uno stupido modo per sentirmi meno solo, resta
ancora un po’ d’olio dentro la lanterna
ancora un sogno, una speranza di tornare in libertà
bastava poco per capire che la porta è aperta
per capire che c’è un solo mostro e è dentro la mia testa
per capire che c’è un solo mostro e è dentro la mia testa
ero chiuso in una cella e non so chi mi ci ha messo
l’uomo nero, pulcinella o b-n-lmente me stesso
per proteggermi dal credo di un mondo poco corretto
dove tutto è ammesso ma mai niente è concesso
dove conta il cesto e non ciò che c’è dentro
dove aprire gli occhi è un reato commesso
ma ricorda: meglio criminale che servo
ricorda: meglio criminale che servo
[chorus]
come un condannato a morte ho dimenticato chi ero
perché quando hai poco tempo lo vivi nel modo più vero
perché il velo che si mette per apparire consueto
si squarcia rapidamente affianco a una rosa e a un crisantemo
e anche piangere fa bene per poter ridere di nuovo
una coltellata da un amico fa vivere un altro uomo
per uscire dalla gabbia non basterà esser muscoloso
non servirà la rabbia per poter spiccare il volo
[verse 2]
ho camminato a piedi scalzi su un tappeto di puntine
per uscire dagli strazi della solita routine e
ho visto uomini picchiarsi nella contesa di un confine
e il loro sangue mescolarsi e non mostrar più la sua origine
perché in fondo ci rende diversi solo il modo di vedersi
solo il riflesso di noi stessi in uno specchio di preconcetti
solo il riflesso di noi stessi in uno specchio di preconcetti
ho pianto lacrime d’odio prima che le finissi tutte
prima che l’albero fosse spoglio di tutte le foglie e i frutti
quando l’inverno è arrivato ricolmo di sogni brutti
è stato il mare freddo a risvegliarmi coi suoi flutti
poi l’ho visto fermo, il senso di fronte a me
e il mondo spento, intorno a me
e poi in un momento si è acceso per me
poi in un momento si è acceso per me
[verse 3]
ho vissuto troppo tempo chiuso in una cella
e mi ero dimenticato che fuori si gela
affianco a uomini e donne
rinchiusi nelle scuse e nei forse
nei pregiudizi e negli i phone e
nelle giornate storte
ma io sono uscito dalle mie quattro mura
chiedimi di ricominciare e non avrò paura
chiedimi di ricominciare e non avrò paura
[chorus]
come un condannato a morte ho dimenticato chi ero
perché quando hai poco tempo lo vivi nel modo più vero
perché il velo che si mette per apparire consueto
si squarcia rapidamente affianco a una rosa e a un crisantemo
e anche piangere fa bene per poter ridere di nuovo
una coltellata da un amico fa vivere un altro uomo
per uscire dalla gabbia non basterà esser muscoloso
non servirà la rabbia per poter spiccare il volo
[outro]
perché in un mondo di morti
l’unico a vivere è il condannato a morte
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