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shaz [italy] – 64 barre x uztzu lyrics

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[verse]
non mi riconosco (no), nel rap di bimbi con la pancia piena
scarpa fresca, ed il cervello sta in cancrena
questa roba è un fine, e mentre cerco il suono buono
lo capisco dal fatto che godo, mica dal farlo più nuovo
io fatto posse, sai che ho fatto i collettivi (check one two)
con più o meno cento gruppi, io ho droppato mille stili (ah ah)
mai vista mezza groupie, soltanto genti ostili
con pochi obiettivi e dei nemici, ma ci sentivamo vivi
ho speso quattro secoli, di vita nei deserti
per stare ad occhi aperti, e come bertoli so
ne passerò altrettanti, se non cerco il top
questa roba è per se stessa, bios theoretikos
prendo la penna in mano, assai di rado
se il degrado non lo cambio, mica in quattro barre
e perso nei silenzi, come d+ckinson mi chiedo
se mollare ciò che amo, o ciò che ha mosso le mie battaglie
sette quattro scrivo, non solo sei quattro barre
chiuso in quattro mura astratte, che sanno di vodka sour
la forza sta in me stesso, taglio teste lightsaber
vi metto a testa in basso, ruote in alto hightower (ah)
sono il tipo che non ama, essere il tipo di nessuno
non mi conosci, te lo giuro
tipo quando assorbo, il freddo del cemento
sogno il bianco dei duemila, e il mare verde del frumento
sono un mago, un druido col falcetto in tasca
un poeta pazzo che non tocca, il giusto tasto nelle sue canzoni
forse il talento manca
ma mi basta vedere, chi annega nelle mie emozioni
e mi fa stare bene, una rima una jam
vecchia nuova scuola, ma non dal novantatré
io e il rap, non c’è eclisse o letargo
non c’è beef o ritardo, siamo ulisse con argo
ci esco pazzo, mi ha dato un sacco
e non mi fido di chi dice, che non deve ricambiarlo
io amo farlo ascoltarlo, trasmetterlo e insegnarlo
non come chi ha avuto tanto, pure prima di incontrarlo
fare i soldi per far scuole, come nippsey
dare sogni a bimbi, senza amore e tristi
tu che pensi a ciò che drippi, non capisci pazienza
non è di d++++, la peggio astinenza
a dodici anni, avevo tolkien nella mano
sbirri col walkie talkie, dentro casa fuori orario
famiglia al primo atto, ma calava già il sipario
io invece incominciavo, lo sai son sempre stato all’incontrario
pensare ad altro, potrei scriverci un decalogo
uscire dal fango, dammi un attimo che pratico (dammi dammi)
sette e due sul braccio, un sorriso falso
poche fiches però le metto, da sempre a centro tavolo (all in)
adolescente sopra una corriera grande
pochi libri ed uno zaino di domande
alleggerite solamente, dai sogni e dalle speranze
e qualche erbaccia, a fare rossi i globi e portarmi su in terre alte
occhi di bragia, come caronte baby
quale bambagia, io c’ho il vuoto sotto i piedi
tornare a casa, mi fa toccar gli estremi
quindi portami dovunque, che alla fine troverò rimedi
e chi non becca stecche, non sa il buco che ti scruta
che tu riempi ogni mattina, con colpi di stecca
con cui tu scavi buche, se la scuola non aspetta
e ammazzi il tempo con la gente, del paese a metter palle in buca
sai che, annullarsi sembra una fuga
e in tempo di carestia, è tutta tartare la carne cruda
ma se questo dolore, lo rendi poesia
saranno gli altri, a esser gelosi della tua follia
tutto è un dono, pure ciò che tira sotto (hey)
se questa vita ti ribalta, nuota a dorso (hey)
e quando a volte sembra troppo, ricorda
la diga blocca il fiume, però non cambia mai il suo corso
vorrei una figlia, per sorridere e guardarla
appoggiarla al mio diaframma, poco prima che si svegli
e sussurrarle, dolcemente tra i capelli
menomale, che somigli tutta a mamma
la vita è pazza, ma il destino ti sta dietro
dovessi sentirne il peso, ci saranno le mie braccia
così importante, non lo scrivo con le labbra
la rabbia tiene in vita, ma è l’amore che ti salva



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