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xvi religion – la città infame lyrics

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la città infame lyrics
[testo di “la città infame”]

[strofa 1]
arriva un giorno in cui la mente s’impalla
la fiducia traballa e fatichi a restare a galla
e nessuno ti parla, non hai una mano sopra la spalla
guardi la pista che balla mentre ti cali qualcosa che sballa
là c’è un gruppo di uomini fuori luogo
vestiti da terrazza sul duomo e camicie no logo
mentre ti fissano un gorilla ti porta da loro
e il più vecchio ti consegna una mappa scritta con l’oro e dice:
“segui il cammino dentro il fosco mattino
nel bosco del vecchio pino un mostro ha nascosto un bottino
il vento gelato spira fra carni ammassate
non c’è una bestia che fiati sopra le fredde cascate
il sentiero fa strada nel muro d’acqua che scende
c’è una crepa infilata nella ghiacciata pеrenne
chi ripudia l’inverno la grandе grotta seduce
ma quanto è buio l’inferno per occhi pieni di luce”

[ritornello]
l’inquadratura sale
oltre il soffitto mostra la mia casa persa fra le case e reti di strade
vola su verso un cielo che non puoi toccare
resta la sagoma della città infame
l’inquadratura sale
oltre il soffitto mostra la mia casa persa fra le case e reti di strade
vola su verso un cielo che non puoi toccare
resta la sagoma della città infame
[strofa 2]
muro imbevuto d’acqua esala ferro e rifiuto
scavata da larga pala su terreno battuto
scende una stretta scala dentro il buio assoluto
fino a una larga sala come gola di collo gozzuto
quadri appesi raccontano grandi gesta
sette collane brillano su sette dame senza testa
sette lumi riflessi su sette scudi, sopra i sette muri a sette volumi sui sette fiumi
disegnati a mosaico sul soffitto in penombra
brivido arcaico nel lungo silenzio a coperta di tomba
laccata fitta in controluce una porta tradisce una scritta
“svegliati dal sonno e vivi per il sogno”
la porta s’apre
luce bianca s’aggrappa alla notte ed esce
cresce e scalcia dentro gli occhi nel largo diaframma
finché l’anima s’infiamma
strizza gli occhi che tutto si calma
una forma d’uomo con una maschera grigia
s’alza dal trono nella luce e grida:
“chi ripudia l’inverno la grande grotta seduce
ma come è buio l’inferno per occhi pieni di luce”

[ritornello]
l’inquadratura sale
oltre il soffitto mostra la mia casa persa fra le case e reti di strade
vola su verso un cielo che non puoi toccare
resta la sagoma della città infame
l’inquadratura sale
oltre il soffitto mostra la mia casa persa fra le case e reti di strade
vola su verso un cielo che non puoi toccare
resta la sagoma della città in+
[strofa 3]
svegliati! lo stesso letto
la stessa testa, il primo occhio aperto
strizzato sul cielo dalla finestra e il sogno che lento svanisce perdendo pezzi
contro la coscienza che cavalca indomita dentro noi stessi
il ciclo riproduce bave dentro il lavandino
mani nei capelli e sullo specchio smorfie da bambino
prima di uscire di casa conta del quattro:
cellulare, portafoglio, le chiavi e il tabacco e via fuori
colazione al bar, lavoro, pranzo al bar
e lavoro, spritz al bar routinariamente solo
cena dai miei che non vedo mai
altra sera ad inventarmi modi per non raccontargli dei miei guai
tavola imbandita, tv che spara luce
madre col margarita, papà che la seduce
io rido sotto i baffi, il gatto miagola sul tiragraffi
mi fa le fusa con due dolci schiaffi
seduti in cerchio a parlare, finché un fischio sibilato
rompe il lento chiacchiericcio concitato
la tv non trasmette più, la mamma non risponde
papà piegato sulle spalle zitto lì di fronte
solleva rapido la testa e con gli occhi girati:
“papà, papà, dì qualcosa, ehi”
“chi ripudia l’inverno la grande grotta seduce
ma quanto è buio l’inferno per occhi pieni di luce”
[ritornello]
l’inquadratura sale
oltre il soffitto mostra la mia casa persa fra le case e reti di strade
vola su verso un cielo che non puoi toccare
resta la sagoma della città infame
l’inquadratura sale
oltre il soffitto mostra la mia casa persa fra le case e reti di strade
vola su verso un cielo che non puoi toccare
resta la sagoma della città infame



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